L'Alpe 19 - Alpi in guerra nel Novecento

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ALPE19
Autore: AA.VV.
Editore: PRIULI & VERLUCCA
Le guerre alpine del ventesimo secolo. La Prima guerra mondiale e il paesaggio alpino orientale 1915-17. Il fronte dell’inverno infinito. Geologi in guerra sul fronte trentino. Asiago. Le matrigne dei recuperanti. Giugno 1940. Non uccidere, non farsi uccidere. La montagna ferita e l’ombra lunga delle guerre mondiali. Paesaggi di guerra sulle Alpi occidentali italiane. Verso la linea Maginot. Alpini poveri cristi e buoni cristiani. La drammatica ritirata di Russia..

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Le guerre alpine del ventesimo secolo hanno spesso unito competenze belliche e alpinistiche, rancore per il nemico e amore per la montagna, difesa dai cannoni e salvezza dalle valanghe, dal vuoto, dal gelo. Paradossalmente si è combattuto nei posti più belli delle Alpi, dalle creste dell’Adamello alle pareti delle Tofane, dall’Ortles alle Cime di Lavaredo. Assurdamente si è morti in paradiso. Il confine innaturale: la connotazione novecentesca delle guerre d’alta quota corrisponde all’artificiosa ma fortunatissima teoria della «cresta di confine». La Prima guerra mondiale e il paesaggio alpino orientale: se si considera la guerra di montagna sugli effetti di lungo periodo, essa appare nella sua straordinaria complessità. 1915-17. Il fronte dell’inverno infinito: dalle Dolomiti all’Adamello, i combattenti sperimentano una guerra duplice, perché devono difendersi da un secondo nemico: l’inverno. Geologi in guerra sul fronte trentino: i Kriegsgeologen dell’Esercito imperiale austriaco erano geologi-militari di alto grado, chiamati in guerra ad aiutare i genieri e gli zappatori. Asiago. Le matrigne dei recuperanti: eserciti più potenti degli spiriti del fulmine e dell’inverno avevano portato sull’altipiano due mostri che potevano ingoiare le cime: la Chimica e la Siderurgia. Giugno 1940. Non uccidere, non farsi uccidere: diario di «guerra» nel massiccio del Monte Bianco, tra le guide di Courmayeur e Chamonix. La montagna ferita e l’ombra lunga delle guerre mondiali: la montagna del partigiano è diversa da quella dell’alpino della Grande Guerra, ma la simbologia è ugualmente pregnante e duratura. Paesaggi di guerra sulle Alpi occidentali italiane: è straordinario che delle opere costruite per fare la guerra ci consentano, oggi, di leggere, come direbbero i francesi, la montagnité della montagna. Verso la linea Maginot: la presenza massiccia dell’esercito ha trasformato per sempre il paesaggio e la gente delle regioni transfrontaliere delle Alpi Marittime. Alpini poveri cristi e buoni cristiani: dopo la Seconda guerra mondiale l’identità alpina in chiave di barriera naturale perde di senso e gli alpini si inventano un’identità nuova. Quella ritirata lunga una vita: la drammatica ritirata di Russia: una testimonianza.
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