L’Alpe 15 - Cinema di montagna

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ALPE15
Autore: AA.VV.
Editore: PRIULI & VERLUCCA
Il rapporto tra cinema e montagna è assai simile a quello tra letteratura e mondo delle altezze. Molta produzione di genere, destinata ad alimentare gli scambi tra gli specialisti, e poca produzione da «grande schermo». Però il «cinema di montagna» è esistito veramente con il nome di Bergfilm, e ha coinciso con la fortunata, breve e discussa stagione del Ventennio, soprattutto nei paesi a nord delle Alpi. La bella maledetta: nel 1932 l’attrice Leni Riefenstahl passa dietro la macchina da presa per dirigere e interpretare il film "La bella maledetta".

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Come in letteratura, ma… Il rapporto tra cinema e montagna è assai simile a quello tra letteratura e mondo delle altezze. Molta produzione di genere, destinata ad alimentare gli scambi tra gli specialisti, e poca produzione da «grande schermo», cioè diretta al vasto pubblico. Però il «cinema di montagna» è esistito veramente con il nome di Bergfilm, e ha coinciso con la fortunata, breve e discussa stagione del Ventennio, soprattutto nei paesi a nord delle Alpi. Esiste il cinema di montagna? Sì esiste, ma forse sarebbe il caso di precisare che esistono tanti cinema di montagna. O almeno che si tratta di un genere con due anime… Il mito in pellicola: il cosiddetto «Bergfilm» è un genere vasto e articolato. Gli storici non hanno ancora esplorato fino in fondo la materia, specie nei suoi risvolti simbolici. Allucinazioni alpine: per chi si interessa di immaginario della montagna, il cinema costituisce una fonte preziosa di visioni e di rappresentazioni. Trenker, il cow boy delle Dolomiti: tacciato di «stupidità» e complicità con il nazismo, il cinema di Luis Trenker è stato riabilitato solo agli inizi degli anni Ottanta, a Trento e a Torino. La bella maledetta: nel 1932 l’attrice Leni Riefenstahl passa dietro la macchina da presa per dirigere e interpretare il film La bella maledetta. Le due anime del cinema di alpinismo: non esiste, in cento anni di cinema, un regista che sia diventato un grande alpinista o un alpinista che sia entrato nella storia del cinema. Il sale del cinema «di montagna»: anche nel «cinema di montagna» esiste un filo conduttore, una ricetta di successo, una regola: il rapporto tra la montagna e la città. «The Mountain»: alcune notazioni critiche: se la lettura psicologica dei protagonisti è schematica e scontata, decisamente più stimolante e attuale è quella della metafora culturale. Yeti e altri mostri: la Bella e la Bestia, il genere è quello. Che si tratti di Shrek, della fiaba dei fratelli Grimm, o più indietro dell’Asino d’oro di Apuleio… La «diversità» della montagna: da oltre mezzo secolo il «TrentoFilmfestival» riunisce i protagonisti e gli appassionati della montagna. All’insegna della «diversità». Il meglio del cinema di montagna: il «Cervino International Film Festival» è nato e cresciuto con lo scopo di conservare, promuovere e divulgare il buon cinema di montagna. Il mio nome è Bond: la filmografia di James Bond ha sempre seguito, e talvolta preceduto, l’evoluzione dei gusti del pubblico. Anche quelli degli sciatori. Seduzioni di carta: questo fascicolo è stato illustrato con l’aiuto del Centro di Documentazione sul Cinema delle montagne del Museo «Duca degli Abruzzi».
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